L'ufficio del papa prende il nome di Papato, mentre la sua giurisdizione ecclesiastica ha il nome di Santa Sede o Sede Apostolica, è infatti sede apostolica ed ente di diritto internazionale. La particolare preminenza del papa sulla Chiesa deriva dal suo essere considerato successore dell'apostolo Pietro, al quale l'interpretazione cattolica dei Vangeli riconosce l'incarico, ricevuto direttamente da Cristo, di guida della Chiesa universale[1]. Pietro, secondo la tradizione, avrebbe retto negli ultimi anni di vita la comunità cristiana di Roma, divenendone il primo vescovo e subendovi il martirio nell'anno 67.
Il titolo di papa deriva dal greco πάππας (pàppas), espressione familiare per "padre" attestata a partire dal III secolo, contestualmente ad un analogo uso fatto per indicare il vescovo di Alessandria, in Egitto.
Dal 2005 sulla Sede di Pietro siede papa Benedetto XVI, 265º vescovo di Roma, al secolo Joseph Alois Ratzinger.
Nella Chiesa antica
Vi sono diverse ipotesi sull'esistenza di una forma di primato petrino nella Chiesa antica.Ireneo di Lione nell'Adversus haereses stila una lista di quelli che furono i successori della Chiesa «somma ed antichissima ed a tutti nota, fondata e costituita in Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo. A questa Chiesa, per la sua peculiare principalità (propter potiorem principalitatem), è necessario che convenga ogni Chiesa, cioè i fedeli dovunque sparsi, poiché in essa la tradizione degli Apostoli è stata sempre conservata» (Adversus haereses, III, 3, 2: PG 7,848).
Inoltre, tale primazia è indicata, per l'Occidente, già nei primissimi Concili della Chiesa: al Primo concilio di Nicea (19 giugno 325) venne riconosciuta la preminenza di alcune sedi patriarcali in modo canonico: «In Egitto, nella Libia e nella Pentapoli siano mantenute le antiche consuetudini per cui il vescovo di Alessandria abbia autorità su tutte queste province; anche al vescovo di Roma infatti è riconosciuta una simile autorità. Ugualmente ad Antiochia e nelle altre province siano conservati alle chiese gli antichi privilegi.»
Infine, durante il primo concilio di Costantinopoli (tenutosi dal maggio al luglio del 381) si decise che «Il vescovo di Costantinopoli avrà il primato d'onore dopo il vescovo di Roma, perché tale città è la nuova Roma». Questo canone non fu, però, accettato dai papi Damaso I e Gregorio I.
Mentre la sede di Roma sarebbe stata fondata da Pietro apostolo e da Paolo di Tarso, quella di Alessandria risalirebbe a Marco evangelista; la sede di Antiochia sarebbe una Chiesa fondata anch'essa da Pietro e il Patriarcato di Costantinopoli, per tradizione, si fa discendere da Andrea apostolo, fratello di Pietro.
Il ruolo e i titoli del Papa nella Chiesa cattolica
L'Annuario pontificio del 2008 elenca questi titoli dei Papi e nell'ordine che segue:- vescovo di Roma
- vicario di Gesù Cristo
- successore del principe degli apostoli
- sommo pontefice della chiesa universale
- primate d'Italia
- arcivescovo e metropolita della Provincia Romana
- patriarca d'occidente (sebbene papa Benedetto XVI abbia rinunciato a questo titolo)
- sovrano dello Stato della Città del Vaticano
- servo dei servi di Dio.
- Innanzitutto il papa è il vescovo di Roma. Questo ufficio determina tutti gli altri, cioè il papa è tale in quanto vescovo di Roma e non viceversa.
- Il papa è, inoltre, arcivescovo metropolita della provincia ecclesiastica romana, una delle antiche sedi apostoliche.
- Il papa è anche il primate d'Italia.
- Nella storia della Chiesa, è anche il patriarca della Chiesa latina, la più estesa fra le Chiese cattoliche particolari. Questo ruolo viene riconosciuto anche dalle Chiese ortodosse separate da Roma, ma che hanno mantenuto la disciplina canonica della Chiesa antica. Da questo ruolo patriarcale derivano i titoli condivisi con altri patriarchi di «sua santità» o «santo padre». Il titolo di Patriarca d'Occidente è stato soppresso per volere di papa Benedetto XVI nel 2006. Il Papa ha così deciso, sia per tentare un riavvicinamento con le Chiese separate che non hanno mai riconosciuto come valido questo titolo, sia perché l'Occidente a cui il titolo fa riferimento si è esteso anche all'America e all'Oceania, uscendo così dal significato originario che esso aveva in riferimento alla sola Europa.[2]
- Nella Chiesa cattolica, al papa viene assegnato un ruolo universale, non accettato dalle altre Chiese. Poiché San Pietro fu a capo della Chiesa di Roma, dove fu martirizzato, il papa viene anche detto successore di Pietro, il principe degli apostoli. I cattolici ritengono che il primato che San Pietro avrebbe esercitato sugli apostoli si sia trasmesso anche ai suoi successori, così come il ministero del sacerdozio. Egli è pertanto il capo del collegio episcopale ed è una fonte del magistero ecclesiastico che può esercitare da solo o con i vescovi nel Concilio ecumenico; in particolare, egli è infallibile quando definisce ex cathedra verità essenziali circa la fede e la morale. Nell'esercizio del suo potere il papa è coadiuvato dal collegio dei cardinali e dalla Curia romana.
- Fra gli altri titoli usati dal papa, che in realtà non sono specifici del papato ma comuni a tutti i vescovi, vi è quello di "pontefice" (termine derivato dal latino che indica il ruolo di sacerdote) e «vicario di Cristo», che indica il compito di governo della Chiesa proprio di ogni vescovo.
- Il Codice di diritto canonico definisce il papa «Organo supremo della potestà di giurisdizione» e in lui si assommano i poteri legislativo, esecutivo e amministrativo; oggetto della sua giurisdizione sono: la fede, i costumi e la disciplina ecclesiastica; la sua giurisdizione si estende a tutte le singole chiese, a tutta la gerarchia ecclesiastica e a tutti i fedeli. In questa veste viene anche chiamato "Sommo Pontefice della Chiesa Universale" e "Servo dei servi di Dio".
- Il papa riveste anche un ruolo "secolare" in quanto sovrano dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede; quest'ultima è un soggetto della diplomazia e del diritto internazionale.
Caratteristiche del papato
Il primato papale
Per approfondire, vedi la voce primato papale. |
La Chiesa ortodossa riconosce un primato di onore al vescovo di Roma ma ritiene che non sia valido finché continua la suddivisione tra chiesa orientale ed occidentale successiva allo scisma d'Oriente-Occidente.
Le Chiese protestanti non riconoscono alcuna autorità superiore al vescovo di Roma poiché la ritengono non conforme alle Sacre Scritture. Al giorno d'oggi molte Chiese mantengono questa opinione, mentre altre non escludono una forma di ministero papale, in prospettiva ecumenica, sostanzialmente diversa dal primato papale attuale. La chiesa anglicana ritiene che "Entro il suo più ampio ministero, il vescovo di Roma offre un ministero specifico riguardante il discernimento della verità, come un'espressione del primato universale." Tuttavia "Questo servizio particolare è stato fonte di difficoltà e di fraintendimenti tra le chiese."[3]
L'infallibilità papale
Per approfondire, vedi la voce infallibilità papale. |
Finora il dogma dell'infallibilità è stato utilizzato due volte, da Papa Pio IX per affermare l'Immacolata Concezione di Maria, e da Papa Pio XII per affermare l'Assunzione della Vergine Maria.
L'elezione del Papa
Per approfondire, vedi la voce Conclave. |
L'elezione del papa viene decisa dai cardinali riuniti in conclave (diritto risalente al 1059, stabilito con un sinodo in Laterano voluto da papa Niccolò II) tramite votazione segreta che richiede la maggioranza dei due terzi. Il conclave si riunisce non prima di quindici giorni e non oltre i ventidue dalla morte del precedente pontefice. I cardinali durante tutta la durata del conclave non possono avere alcun contatto con l'esterno. Per gli scrutini si tengono quattro votazioni al giorno e il loro esito è segnalato ai fedeli all'esterno con una fumata, nera se negativo, bianca se positivo. Qualsiasi maschio battezzato celibe può essere eletto papa (sebbene l'elezione di un non vescovo sia avvenuta raramente) e se non ha ancora ricevuto gli ordini sacri gli vengono subito conferiti e viene consacrato vescovo. Le norme in vigore per la sede vacante, per lo svolgimento del conclave e per l'elezione del nuovo papa sono state promulgate nella costituzione apostolica Universi Dominici Gregis da papa Giovanni Paolo II nel 1996.
Benedetto XVI con un motu proprio del 26 giugno 2007 ha stabilito che la maggioranza necessaria all'elezione del papa sarà di due terzi dei votanti per tutti gli scrutini e che a partire dal tredicesimo giorno di conclave si debba procedere al ballottaggio, sempre mantenendo la maggioranza dei due terzi per la validità dell'elezione, tra i due cardinali più votati nell'ultimo scrutinio. Questi ultimi perdono il diritto di voto: è stata così abolita la norma stabilita da Giovanni Paolo II, che prevedeva una riduzione del quorum alla maggioranza assoluta dei votanti a partire dal trentaquattresimo scrutinio (o trentacinquesimo se si era votato anche il giorno di apertura del Conclave).
L'incoronazione e la presa di possesso della Diocesi
Alla presentazione del nuovo pontefice, eseguita attraverso il tradizionale annuncio dell'Habemus Papam, segue, solitamente dopo pochi giorni la solenne cerimonia di incoronazione papale nella basilica di San Pietro in Vaticano, che avvia il complesso delle cerimonie di insediamento, che comprendono, nei giorni successivi, le visite alle basiliche patriarcali di San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore e che si concludono con la solenne cerimonia di presa di possesso dell'Arcibasilica lateranense, cattedrale della Diocesi di Roma.Rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice
Come stabilito dal Codice di Diritto Canonico, Libro II "Il popolo di Dio", parte seconda "La suprema autorità della Chiesa", capitolo I "Il Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi" è contemplata la rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice[4][5][6], fatto che darebbe vita al titolo di Papa "emerito" :« Can. 332 - §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti. » |
Il più celebre caso di rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice fu quello di Celestino V, detto anche "il Papa del gran rifiuto", che portò all'elezione di Bonifacio VIII; poiché quest'ultimo fu un pontefice non affine a Dante Alighieri, egli nella sua Divina Commedia pone, probabilmente, Celestino V nell'Antinferno tra gli ignavi: non è però certo chi il Sommo Poeta volesse indicare nel seguente passo, potrebbe trattarsi infatti, secondo alcuni critici di Ponzio Pilato, Esaù o Giano della Bella:
« Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto. » | |
Nel 1415 un altro Papa, Gregorio XII, eletto all'epoca dello Scisma d'Occidente a Roma, dopo molti anni di lotte e di contese giuridiche, belliche e diplomatiche, fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari, durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall'antipapa Giovanni XXIII e presieduto dall'Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione. Uno di questi decreti intimava a tutti i contendenti di abdicare, in attesa che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l'accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII (rappresentante dell'obbedienza avignonese) ed alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsentì ad abdicare, dopo aver riconvocato con una sua bolla il medesimo Concilio. All'abdicazione però non seguì l'elezione di un nuovo Papa, che si verificò passati due anni e solo successivamente alla scomparsa di Gregorio, dopo la quale venne convocata un'assemblea mista di cardinali e di padri conciliari, che elesse Martino V[9][10].
La rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice spesso viene considerata un caso di dimissioni, ma, più correttamente, si dovrebbe parlare di abdicazione, così come è riportato nelle fonti storiche e storiografiche.
Il nome dei papi
Per approfondire, vedi la voce Nome pontificale. |
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